venerdì 4 maggio 2012

Diluizione e dinamizzazione, prove scientifiche di efficacia

articolo del prof.Cristiano Rumio pubblicato sulla rivista “Pulmonary Pharmacology & Therapeutics”:il link per lo studio completo
http://www.mednat.biz/cure_natur/Pulmonary_pharmacology_teraputics.pdf
IO, I BASSI DOSAGGI, E… I TOPI!, di Cristiano Rumio (*)
Mi sembrava molto strano, quasi impossibile. E molte cose ancora non mi sono chiare. Non ci volevo credere e fino all’ultimo ho fatto di tutto per non crederci. Ma io sono un ricercatore e un ricercatore non deve credere, non deve procedere per fede. Un ricercatore deve osservare e misurare, e verificare, deve basarsi sui dati, e non “interpretare”. Voglio raccontarvi quello che ho osservato e misurato, solo questo. Non chiedetemi se i bassi dosaggi funzionano. Io avevo un’idea: ora ne ho un’altra…

Quasi due anni fa sono stato coinvolto - mio malgrado - in un esperimento in vitro su cui stava lavorando il mio Istituto (n.d.r. Dipartimento di Morfologia Umana – Università degli Studi di Milano). Si volevano misurare gli effetti di diluizioni molto spinte (o se preferite: dosaggi molto bassi…) di una molecola biologica su cellule umane isolate e stabilizzate. In termini più semplici: abbiamo
messo delle cellule umane (fibroblasti) in contatto con una sostanza presente normalmente nel nostro organismo, e che è una delle responsabili dell’avvio del processo infiammatorio: questa sostanza si chiama Interleuchina 1-! (abbreviato: IL-1 !). Potremmo dire che quando questa sostanza si “aggancia” alla superficie di una cellula vittima di un trauma o di un’infezione si comporta come un dito che pigia su un interruttore: accende l’infiammazione. Quando questo interruttore si accende, dentro la cellula avvengono una moltitudine di reazioni chimiche e vengono prodotte diverse sostanze.
Sperimentalmente, misurare alcune di queste sostanze significa misurare “l’efficacia dell’interruttore”, cioè l’attività biologica di quel “messaggero dell’infiammazione” chiamato appunto IL-1 !
Provammo vari flaconi contenenti IL-1 !, da quelli più concentrati a quelli più diluiti. Fra questi, due contenevano una bassissima concentrazione - nell’ordine di frazioni di miliardesimi di grammo per millilitro – e, soprattutto, tra essi uno era stato sottoposto alla cosiddetta “dinamizzazione” (un processo di agitazione verticale molto particolare e preciso) mentre l’altro conteneva la medesima diluizione ma non dinamizzata. Nel rispetto delle più rigorose procedure internazionali di ricerca scientifica nessuno degli sperimentatori conosceva il contenuto dei flaconi, che erano “siglati” con delle lettere. Solo in una busta chiusa e depositata in cassaforte, sigillata dal direttore della sperimentazione, era riportata la corrispondenza fra lettere dei flaconi e rispettivo contenuto. Come si suol dire, procedevamo “in cieco”.
Dopo alcune settimane, eravamo in possesso dei risultati della ricerca: due flaconi mostravano - fra tutti – i risultati più eclatanti. Il flacone B e il flacone C. Ricorderò sempre queste lettere perché da scettico osservatore immaginavo che queste due lettere corrispondessero – ovviamente - ai flaconi contenenti le maggiori concentrazioni di IL-1 ! Così quel pomeriggio telefonai a colui che poi sarebbe diventato un compagno di avventura scientifica, ma che all’epoca era solamente il responsabile dell’Istituto di Ricerca che ci aveva commissionato il lavoro, dicendogli: “…devo riferirle i risultati: due flaconi hanno risposto, tutti gli altri no, mi dispiace per lei, sicuramente si tratta dei flaconi con le concentrazioni più elevate. Comunque domattina la attendo in Istituto per aprire insieme la busta”.
Il giorno dopo aprimmo la busta. Non volevo credere ai miei occhi. I flaconi che avevano dato quei risultati positivi contenevano uno sì la concentrazione farmacologica, cioè elevatissima, di IL-1 !, ma l’altro – il fantomatico flacone C - conteneva la bassa concentrazione di IL-1 ! che era stata sottoposta a quel particolare procedimento chiamato “dinamizzazione”. Ancora più interessante era un altro risultato. Il flacone contenente la bassa concentrazione di IL-1 !, che non era stata però sottoposta a “dinamizzazione”, si comportava come l’acqua fresca, cioè non mostrava alcun effetto biologico. Io non ci volevo credere. Così ripetei l’esperimento ma – accidenti - i risultati continuavano ad essere sempre gli stessi. Ma continuavo a non volerci credere. Così chiesi all’Industria Farmaceutica che prepara questi medicinali di poter assistere alla preparazione delle diverse diluizioni. Lo ammetto: sono arrivato a pensare che potessero ingannarmi, dandomi flaconi contenenti concentrazioni differenti rispetto a quel che dichiaravano… Vigilai con attenzione, e poi ripetei l’esperimento, ma i risultati continuavano ad essere sempre gli stessi.
A quel punto i miei pregiudizi cominciarono a vacillare, perché non si trattava d’interpretazioni. Io stavo solo leggendo dati. Ma - ancora - non ero convinto. Una cellula è una cellula e – isolata - ha un comportamento differente rispetto ad un sistema biologico complesso come quello di un animale. Nel frattempo avevo cominciato a leggere studi clinici controllati (accidenti se esistono!) inerenti all’utilizzo di basse concentrazioni dinamizzate di principi attivi. Questi lavori mostravano un’efficacia clinica decisamente superiore al placebo.
Ma, tuttavia, io ero scettico. Certamente un essere umano può essere influenzato dal medico che, somministrandogli un certo farmaco, e anche solo accompagnandolo con una frase ben detta, può condizionare favorevolmente l’esito di una terapia.
Oramai la mia curiosità di ricercatore non era più controllabile. Volevo osservare e capire. E, devo confessarlo, volevo dimostrare… che dosaggi così bassi non possano funzionare su un animale da laboratorio! Così prendemmo dei topi, e su di loro studiammo in vivo gli effetti di diverse concentrazioni di alcune molecole biologiche, sempre della famiglia delle interleuchine, che la medicina studia da più di 15 anni per giungere al risultato di una terapia eziologica delle allergie, cioè capace di eradicarne la causa principale. Operammo anche in questo caso ovviamente in cieco, cioè né i topi (come è facile intuire!) né gli sperimentatori sapevano cosa si stesse somministrando. Come al solito, somministrammo concentrazioni farmacologiche, cioè molto concentrate. Somministrammo poi basse concentrazioni senza dinamizzazione. Somministrammo basse concentrazioni dinamizzate. Somministrammo placebo…
Anche i topi mostrarono che solo due flaconi erano terapeuticamente efficaci, e per giunta nella stessa misura. Però questa volta successe qualcosa di molto strano: i topi che erano stati trattati con uno dei due flaconi, dopo un’iniziale totale remissione del quadro patologico, passati alcuni giorni morivano. I topi trattati con l’altro “flacone efficace” mostravano anch’essi la totale remissione della patologia, ma poi non morivano. A questo punto – credetemi - non stavo più nella pelle dalla curiosità di scoprire a quali concentrazioni corrispondessero i due flaconi “terapeutici”: il primo, capace di curare con grande efficacia ma con tali effetti collaterali negativi da uccidere i topi, corrispondeva alla diluizione superconcentrata. Il secondo invece, mostrava di essere efficace come il precedente, e in più di essere privo di effetti collaterali.
Non ci volevo credere: era ancora la bassa concentrazione dinamizzata… Era lei, che aveva curato i topi allergici senza effetti collaterali. Inutile dire che il mio scetticismo mi imponeva di ripetere e ripetere e ripetere e ripetere ancora quest’ultimo esperimento. Ma i risultati continuavano ad essere sempre gli stessi…
Non chiedetemi se credo nelle basse diluizioni. Io sono un ricercatore e credo solo a ciò che osservo e posso misurare. E quello che vi ho raccontato è solamente ciò che ho osservato e misurato nell’ultimo anno e mezzo della mia vita.
Oggi penso che se non troveremo il coraggio di “misurare” queste discipline con approccio scientifico scevro da pregiudizi, correremo il rischio di privare l’umanità intera di una potenziale straordinaria risorsa terapeutica, e di nuovi farmaci efficaci per molte patologie e sicuramente – in virtù della loro particolare struttura molecolare - privi di effetti collaterali. Da ricercatore coltivo ossessivamente il dubbio. Un dubbio che oggi mi vede impegnato a misurare gli effetti di low-dose di alcuni principi attivi che potrebbero rappresentare una nuova frontiera nella cura del Morbo di Crohn e dell’Artrite Reumatoide. Un dubbio per il quale – ne sono certo - vale la pena passare le notti in laboratorio.

(*) Professore di Anatomia Umana presso la Facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Milano.
Dichiarazione sui conflitti d’interesse: il Dott. Prof. Cristiano Rumio non ha attualmente - ne ha mai avuto in passato – alcun rapporto di dipendenza o di consulenza con i laboratori di ricerca GUNA – committenti

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